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CERIGNOLA – Due bombe in una settimana, in una città che torna indietro di quasi 30 anni per infausti ricordi e terrore. Ci si augura che le istituzioni comunali facciano sentire forte il grido d’allarme di una comunità anche nelle sedi appropriate, e non solo attraverso facili parole di circostanza. Da parte nostra, solidarietà alle vittime.

TRE BOMBE | Il 4 novembre un altro ordigno devastava il bar della Villa, dopo una pesante informativa antimafia del prefetto di Foggia. La notte di Natale saltava la saracinesca di un panificio nei pressi del cimitero. Rapine a far da contorno. Questa notte è toccato ad un negozio di biancheria, già al centro di diversi episodi intimidatori negli anni del racket feroce sulle rive dell’Ofanto.

INDIETRO DI 25 ANNI | Ed è a quell’era precedente al processo Cartagine del 1992 (quando anche il Comune si costituì parte civile) che va la mente, passeggiando per le vie cittadine, al cospetto di una dilagante cultura della illegalità, rafforzata dal senso di impunità. Un esempio? C’è la ztl, che in misura non è di per sé il male assoluto, ma le macchine a targa straniera che ne sono immuni ormai non si contano più. Per gli altri, le multe a raffica, per far quadrare un bilancio che deve essere ricco.

TRA ILLEGALITÀ E MALAVITA | Per quanto ci si voglia distrarre, attraverso attività che pure vanno realizzate per la Cerignola perbene, occorre sapere e tenere ben a mente che quella stessa Cerignola perbene patisce l’indifferenza rispetto alle piaghe vere della città: spaccio di stupefacenti (fenomeno ormai trasversale socialmente, economicamente ed anagraficamente), usura, estorsioni. Fattori frenanti dello sviluppo e dell’immagine di Cerignola.

E attendiamo ancora che qualcuno quereli Repubblica che scrisse di legami tra istituzioni e malavita alle nostre latitudini.

Inutile additare un’amministrazione protempore per questi fenomeni. Al massimo è rea di scarso impegno nel distillare la cultura della legalità. Un tempo si separava la gramigna dai fiori, oggi si tende culturalmente ad integrarla, quasi orgogliosi dell’improprio bouquet.

AL FIANCO DELLA GENTE PERBENE | A chi siede a Palazzo di Città si chiede uno scatto d’orgoglio, di far valere le ragioni della Cerignola perbene davanti al prefetto e, se serve, anche più in alto. Si chiede di rappresentare la città che lavora, che non vuole pagare il pizzo (esistono associazioni e fondi antiracket stanziati dal Ministero dell’Interno), che ha deciso di restare a far crescere qui i propri figli, che produce. Già il governo centrale schiaccia le nostre aziende sotto la pressa fiscale, se, a questo, si deve aggiungere anche il prezzo da pagare alla malavita, allora è finita.

Al sindaco si chiede di prendere posizione con forza, rispetto a questo clima di intimidazioni, insicurezza e delinquenza che attanaglia Cerignola. A fare rete con gli altri sindaci della Capitanata per ottenere maggiori presenze di Forze dell’Ordine, da supportare comunque con maggior senso civico e collaborativo: il Ministero può snobbare un sindaco, non 61.

LA POLITICA SI FACCIA SENTIRE UNITA E SENZA PAURA | E a tutte le forze politiche chiediamo di far quadrato senza paura in questo senso, coinvolgendo le rispettive rappresentanze locali e non solo. L’ormai imminente campagna elettorale per le Politiche potrà essere momento proficuo per confronti interistituzionali e per strappare promesse (su cui vigilare) con chi siede a Roma. E la questione sicurezza deve essere sull’agenda di tutti.

Il silenzio è ciò che vuole quella minoranza dannosa. La maggioranza perbene ha il dovere di far sentire forte e chiara la propria voce.

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